Senza di te, le emozioni di oggi…

"Senza di te le emozioni di oggi, sarebbero la pelle morta delle emozioni passate" 
 
 

Oggi mi hai detto per la prima volta “ti odio”.

Ero seduto alla mia scrivania, e ti ho sentito pronunciarlo mentre ancora stavi sulla porta, ferma, immobile, come in attesa. Aggrappata allo stipite, come se potesse darti forza. L’aria attorno vibrava, ancora carica della forza e del messaggio di quelle parole taglienti.

Non ho alzato subito lo sguardo: mi sono preso qualche istante per immaginarmi come sarebbe stato il tuo viso. Forse eri tesa, contratta in una smorfia di disgusto. Oppure annientata dal tuo stesso dolore, con gli occhi sbarrati, finalmente bambina. O, ancora, riuscivo a immaginarti fiera e persino orgogliosa di ciò che avevo fatto.

Niente e tutto quello che avevo immaginato stava dipinto sul tuo volto, in una maschera grottescamente intelligibile; proprio tu, che sempre ti eri vantata di saper dominare le emozioni al punto tale che mai nessuno sarebbe stato capace di leggere nei tuoi tratti quello che tu non vi volevi scritto.

Mi trovasti stupito, come chi si scontra con un fantasma del passato.

Mi aveva colpito il tono con cui avevi pronunciato quelle due parole: piatto, apatico, privo di te. Ecco, ero riuscito a farti perdere la vera essenza di te stessa. Eppure ancora scorgevo barlumi della tua focosa natura, tra le ceneri della nuova arrivata. Con quel tono svuotato e impersonale, riuscivi a portare il tuo pensiero: è la forma, non il contenuto, che conta.

Quante volte te lo avevo sentito ripetere? Lo sussurravi allegra, con il sorriso sprezzante di chi sa di possedere una grande verità.

Ed ora ridevo io. Anch’io non ero mai cambiato.

Lo pensavi, l’avevo creduto anch’io per un certo periodo, non lo nego. Ma era così. Non era mai così. Possiamo prenderci una pausa da noi stessi, ma difficilmente il mondo ci permette una vacanza più lunga di quella che ci spetta. E sapere chi siamo, è molto più confortante di correre incontro ad una nuova ma indefinita forma. Anche se è la nostra.

“Davvero credevi che l’avresti passata liscia questa volta, bambina?Hai provato a ferirmi, ti sei presa gioco di me. Avevi tutto e lo hai buttato per uno stupido gioco. E hai perso. Ti ho insegnato tutto quello che sai, ma non tutto quello che so. Ora non puoi prenderla che con te stessa, per ciò che hai voluto.”

“Perché?”, chiedesti con un soffio, mentre il fuoco della tua indomita rabbia, annegava tra le lacrime della disperazione. Eri sempre te stessa, ance in quel momento.

“Come ti permetti di chiederlo?”, ruggii saettando con lo sguardo per colpire il centro dei tuoi ammalianti occhi smeraldo. Ancora riuscivi a farmi perdere il controllo. Eri la sola. Ma solo per un istante.

“Hai perso il diritto di fare domande da molto tempo. Annoia qualcun altro con retorica di cui conosci da sola la risposta. Sparisci, adesso, non ho tempo da dedicarti. Sono troppo impegnato a sistemare quello che tu hai distrutto. Le tue cose, o ciò che ne resta, ti verranno consegnate domattina. Ti auguro una buona serata”.

Non avevo finito di pronunciare la frase, quando il lampo dei tuoi capelli rossi aveva attraversato per l’ultima volta la stanza. Evanescente, eppure con il tuo irruente piglio deciso, eri svanita per sempre. Un alito di vento si mischiava alle ultime note del tuo profumo, che ti seguiva leggiadro.

 

Aprii la finestra per liberare anche l’ultimo ricordo di te. Nell’aria pungente di quella sera di novembre, udii il valzer sublime delle foglie di acero. Ricordai noi. Ricordai la vera essenza di me e di te. Ricordai quando liberi, sinceri e fragili, ballavamo nelle sere d’autunno, circondati dal fruscio delle foglie e da un cielo di speranze.

Il Desiderio più profondo

"[…]Intanto la perfida maga Xayde sta organizzando un piano per impedire al bambino umano di salvare l’imperatrice. Ha messo a punto una macchina che fa in modo che a ogni desiderio di Bastian egli perda un ricordo[…]"
Frammento di recensione de "La Storia Infinita 2" 
 
 
"Hai paura di essere nelle azioni quale sei
nel desiderio? Vorresti avere
quello che consideri l’ornamento della vita
e vivere stimandoti tu stesso un vile,
sempre desiderando senza mai osare,
come il povero gatto del proverbio?"
da "Macbeth" di William Shakespeare
 
"Le cose si ottengono quando non le si desiderano più"
Cesare Pavese
 
"È nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo."
Aristotele
 
 
 
 
 
 
Non so se qualcuno di voi pratica o ha mai praticato lo yoga.
Il punto è questo: pochi giorni fa, durante una lezione di quello che credo sia uno sperimentale Hatha Yoga, l’insegnante ci ha guidato nella meditazione, chiedendoci di ripetere, mentalmente, focalizzandolo sempre con la medesima frase, il nostro desiderio più profondo. In questo modo, si sarebbe radicato in profondità nella nostra mente. Credo sia un esercizio molto positivo, perchè individuare in modo chiaro ciò che vogliamo per molti non è facile e averlo bene impresso forse, in maniera inconscia, ci guida verso la meta.
Ma, al di là di questo…
Non ho esitato e subito mi sono lanciato in un mantra sulla laurea. Mi conosco, tengo in grande conto la parte "lavorativa" della mia vita e sono molto rigido sul comportamento da tenere negli ambiti professionali. Anche se non lo do molto a vedere. Mi concedo rarissime distrazioni e ci tengo ad avere una condotta irreprensibile per massimizzare il risultato. Raramente poi i miei sforzi poi si concretizzano in un riscontro realmente lodevole, ma ho la consapevolezza di aver fatto del mio meglio: e questo spesso mi basta.
Quindi non ho avuto dubbi: voglio la laurea e un bel lavoro, che mi piaccia e mi faccia guadagnare abbastanza da concedermi qualche vizio.
Dite pure che sono "arido", "emotivamente deficiente", "glaciale" o che ho "un cuore desolatamente privo di umanità" ma nel mio futuro non ho una scala di priorità che prevede una coppia, dei figli, una casa con cane e steccato bianco da verniciare nei fine settimana. Davvero non mi avrete creduto capace di pensare "Innamorarmi", "trovare una ragazza che mi capisca", "l’abbraccio di una persona che mi vuol bene davvero…": baggianate da ragazzine di otto anni!
 
Tuttaiva, è successo qualcosa di molto strano. Mentre ripetevo ormai per la terza volta il mio Desiderio più Profondo, nella mia mente hanno cominciato ad accavallarsi le immagini dei volti delle persone a me più care. Una folla tranquilla ma pressante, che voleva emergere e far sentire la sua presenza, ricordandomi che c’è. Obbligandomi a dare un giro di vite alle mie convinzioni, a rivedere i miei valori. Magari non sarò Madre Teresa di Calcutta, ma forse il mio desiderio più profondo non è qeullo che immagino. Magari voglio altro, magari ho bisogno di altro. Magari non mi conosco bene. O non mi conosco affatto. O forse è uno strano modo del Destino per dirmi: guarda, sul lavoro stai tranquillo, però per gli affetti è meglio che accendi un cero, chè qui c’è un casino…
 
Volete sapere cosa è successo? Ho spercato il tempo necessario a espirmere il mio Desiderio più Profondo, per pensare a come scrivere tutto questo sul blog!
Ho concluso, razionalmente come mi è peculiare, che l’incenso che usa la maestra fosse scaduto e che l’Hatha Yoga per me è a pericolo di trip.
 
Ma l’interrogativo resta
Tu, conosci davvero il tuo desiderio più profondo?
 
Scrivimelo:-)
 
 

Gli Ex-Files

 "Non piangere se un uomo ti lascia.

Il prossimo potrebbe innamorarsi dei tuoi occhi"
 
Mae West
 
"Credi nell’amore a prima vista o devo ritornare?"
 
Dario Vergassola
 
"Tra noi è così finita che ci vorrebb una nuova frase per dirlo"
Carrie Bradshaw
 
 
 
 

A grande richiesta, un nuovo intervento-da-manuale. Cioè, da inserire nel vostro Manuale delle Regole Personali. Tutti dovrebbero averne uno, no? Sono piccoli accorgimenti che vi propongo, come sempre, per uscire dalle situazioni spinose in cui inevitabilmente (vuoi per Destino, vuoi per la piccola Falena che c’è n ognuno di noi), finiamo per cacciarci.

Siete liberi di non seguirle, ma la logica applicata al sentimento ogni tanto da i suoi buoni frutti. Vediamo se ci da una mano anche oggi.

Benvenuti all’intervento sugli Ex- Files.

 

Gli X-Files erano casi intricati di dubbia e inspiegabile realtà fantascientifica: Dana Scully buttava alle ortiche un quinquenio di Medicina (e master pagato da mamma e papà), perchè non c’era niente di ragionevole in quello che vedeva. Mulder le propinava delle squinternate facilonerie senza capo né coda e lei, poverina, non poteva fare altro che annuire come quegli animaletti plastificati che dondolano la testa sui cruscotti più kitch.

Credete davvero che la situazione con gli Ex-Files sia tanto diversa?

Gli Ex, ci manipolano, ci traviano, buttano via lavoro di autostima durato mesi, magari anni, nel giro di un solo nanosecondo. E noi gli diamo una mano, molto spesso senza opporci più di tanto. Basta un sorriso, un "dai" (a volte, anche un mezzo "dai") e puf! Discorsi triti e ritriti di ore con le amiche, volano dalla finestra, integrità e morale scompaiono tutto di un colpo e, da lontano, si sente il famigliare rumore di uno sciacquone.

Ma possiamo difenderci?

 

Ovviamente sì! In pochi e (relativamente) semplici passi.

Buona lettura

 

Prevenzione

 

Non ricascarci! Mai! E, quando dico mai, è mai sul serio!

Mai ti rimetterai con una persona, se sei stato tu a lasciarla. E mai e poi mai, se è stata lei!

 

E’ molto difficile far finire una storia. Sia le più navigate, sia quelle che, in fondo in fondo, sapevamo sin dall’inizio che non avrebbero funzionato. Non è importante il motivo (è noioso, non lo amo più, la storia mi pesa, non mi piace più, mi ha tradito, ecc…). Il punto è che, una volta presa una decisione, non si può e non si deve tornare indietro sui propri passi. Impariamo a maturare e a prenderci la responsabilità delle nostre azioni. Se ci comportiamo in un certo modo, accettiamone le conseguenze, senza strascichi, senza mezze chiusure, senza "se" e senza "ma". Se è finita, lo è sul serio. Prendete quindi una decisione ponderata. Pentirvi, sarebbe ancora peggio.

E abbiate la forza di mantenere le vostre posizioni. Non è sempre facile, ve lo concedo, ma è questione di coerenza con sè stessi e di rispetto nei confronti della persona che ci è stata accanto. Le abbiamo fatto male, chiudendo la storia: vogliamo fargliene ancora di più, dandole l’illusione di un "possibile" ritorno di fiamma?

Tratteniamoci, un po’ di ritegno…

 

Vi ricordo, inoltre, che i motivi di una rottura restano validi a vita. A porvi nella situazione di decidere di chiudere una storia è, solitamente, conseguenza di tre validissime motivazioni:

1)fatti imperdonabili (tradimenti, umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche…),

2)conoscenza di un aspetto del carattere del partner per noi inaccettabile (dal troppo rozzo al troppo chic, che fa sentire inadeguato, fino alle preferenze politiche, ideologiche o organizzative)

3)nostro cambiamento interno (di priorità, di interessi, ecc…).

Queste tre scomode prese di coscienza, ci portano alla drastica decisione. A volte, è l’istinto a guidarci: molto più di frequente, l’esasperazione incontenibile che si porta a chiudere un rapporto.

Fidiamoci della nostra reazione e non “riscaldiamo la minestra”; riprendere un rapporto in stand-by riporta alla luce i problemi. E, lo sappiamo bene, verranno ripescati ad ogni litigata, scaramuccia o battibecco e vi ritroverete, in men che non si dica, in una gabbia di vetro e acciaio dal quale non è possibile intravedere vie di fuga.

 

Sapete cosa è sciocco? Continuare a fare sempre la stessa identica cosa più e più volte aspettandosi un risultato diverso…

 

 

Revival…

 

Può succedere anche questo. Senza una nuova prospettiva all’orizzonte, ripenserai a come stavate bene insieme. Ti mancherà il suo corpo, tanto familiare, e le sensazioni che ti dava. Ti mancheranno le chiacchiere e un appoggio nei momenti difficili. Ridere e scherzare. Flirtare. Metterti elegante per qualcuno. Un appuntamento. O il sesso.

 

Siediti, e aspetta che passi. Non cedere!

Chiama un’amica, metti su il ragù, smacchia il guanto da forno (che è sempre uno schifo), fatti un the, finisci quel libro (ce l’hai da un mese, tra poco la biblioteca ti manda i rottweiler a casa!) o erudisciti sulla vita del pangasio, ma non chiamare! Non organizzare niente!

 

Se hai chiuso tu, confonderesti ancora di più le carte in tavola. Siete già in una situazione liminale, cosa si può aspettare da un invito simile?

Se ha chiuso il partner…bhe, se lo chiami, sei un vero zerbino. Vuoi dargliela vinta e permettergli di rubarti anche la poca dignità che sei riuscito a conservare?Non credo…

 

Se proprio, però, hai smacchiato il guanto da forno e sei sopravvissuto ai rottweiler ma la voglia non ti è passata…che ti devo dire: chiama.

Vediamo come va.

Poniti, nei confronti dell’appuntamento, nelle vesti di uno scienziato: dovrai mantenere un controllo lucido e costante sulle tue reazioni ed emozioni, vedere le corrispondenze causa-effetto e registrare il tutto su un taccuino mentale. Ti aiuterà a tenere sotto controllo l’agitazione, la sudorazione eccessiva e l’incontinenza verbale. Tornato a casa potrai fare un lucido riesame di ciò che è accaduto. E trarre le debite conclusioni.

 

Ti consiglio comunque di mettere prima in chiaro le cose. E’ sempre pericoloso riaprire gli Ex-Files, non si sa cosa mai può saltarne fuori. Cerca di convincere l’ex, con banali e stupide scuse, che la vostra uscita/pomiciata/scopata non significa assolutamente niente. Inducilo a pensare che, tra voi, non c’è più niente e niente ci sarà. Era solo per vedere come sarebbe stato per un’ultima volta, dirai con tono annoiato e distante.

Gioca bene e potresti anche uscirne indenne. Se capisce che hai paura, nel giro di un “ci vediamo per un caffè?”, potresti ritrovarti di nuovo al punto di partenza.

L’ideale, è chiudere il tutto dandovi un appuntamento a cui entrambi sapete che non andrete mai.

“Dovremmo farlo più spesso. Sentiamoci, non perdiamoci di vista”.

 

E poi, scappate ovunque la validità del vostro passaporto vi consenta.

 

 

Cura

 

Quando incominciate ad accorgervi che la situazione vi sta sfuggendo di mano e l’attrazione per ciò che avevate accantonato riemerge prepotente e incontrollabile, probabilmente siete già al punto di non ritorno.

Probabilmente.

Ma non è detta l’ultima parola.

 

Consiglio una indiscriminata full immersion nel passato. Non tralasciate niente: ripescate le vecchie foto (quelle che non avete bruciato), le videocassette del week-end al mare, i regali che non avete donato alla CARITAS.

Vi accorgerete che sono un’utile cartina tornasole della vostra storia. Potreste ricavarne qualche senso di repulsione che vi dia la definitiva spinta a lasciar perdere tutto. Come la volta in cui tu gli regalasti un orologio da 200 euro e lui la tazza con Snoopy o lo scontrino del ristorante a 7 stelle in cui la portasti per il suo compleanno, prima di scoprire che lei usciva anche con il tuo migliore amico.

Fatevi furbi!

 

Se da soli non vi riesce, sfogliate la rubrica. Il numero dell’amica che non l’ha mai sopportato è proprio lì, sotto i vostri occhi. Sarà lieta di darvi almeno 600 ragioni per non ripetere gli stessi sbagli (lo sa bene, dopo è lei a raccogliere i cocci!).

Non preoccupatevi dell’ora: anche alle tre di notte, la troverete felice e disponibile di esprimere finalmente la sua opinione a 360 gradi. Scommettiamo che lei si ricorda particolari che voi nemmeno avevate notato?

 

 

Conclusione

 

Niente di quello che vi ho detto fin’ora, potrà distogliervi dal vostro intento, se non siete motivati. Cerco solo, con esperienza e un po’ di istinto protettivo, di salvaguardarvi da inutili sofferenze.

Se non ci si da una mano tra di noi!

 

Riflettete bene su ciò che fate perché un cuore spezzato può rimarginarsi, è vero, ma sarà molto più difficile avere fiducia nel prossimo che tenterà di conquistarlo. E il cinismo, nel frattempo, potrebbe anche uccidervi J.

Non è questo l’antivirus migliore per combattere gli Ex-Files.

 

Donatevi a chi vi merita e non sprecatevi con chi non ha saputo apprezzarvi al primo colpo. Non tutti meritano una seconda chance. Il confine tra benevolenza e stupidità è talmente sottile che può essere varcato senza nemmeno rendersene conto.

 

Esiste, per l’amor del cielo, una infima porzione di “coppie riscaldate” che funziona benissimo. Spero che la tua, contribuisca ad aumentare questa scarna percentuale.

 

Vi lascio con la citazione della mia amata Cassandra (in “Frankie & Ben – una coppia a sorpresa”)

“Ecco, io non credo nei finali lacrimosi, nel Karma nè improvvise catarsi. Nella vita vera, nessuno cambia dal giorno alla notte… di tanto in tanto si compie semplicemente qualche passo nella direzione giusta”

 

 

In bocca al lupo e…buona passeggiata!

 

 

Scòpi

"Ad ogni male di questo mondo

c’è un rimedio.

Oppur non c’è.

Se c’è, cercalo fino in fondo

ma poco importa, se poi non c’è"

 

Mamma Oca

 

 

 

 

 

– E quindi, tu che fai nella vita? Ti sei mai chiesta se hai uno scopo o un fine?

Capivo di non essere il più adatto a porre quella domanda, ma la curiosità mi uccideva. Un senso di ipercorrettismo mi metteva a disagio: non sopportavo il suo stile di vita, che consideravo frivolo e vanesio, privo di qualsivoglia prospettiva. Semplicemente mi irritava. L’assenza di un, seppur vago, progetto a lungo termine, la consideravo oltraggiosa e offensiva.

L’analisi dei giorni, delle settimane, persino dei mesi interi, producevano anche nell’osservatore più acuto la sensazione del incongruo svolazzare di una farfalla, più che l’ordinato tentativo di pianificare un’esistenza. Che stava facendo?

– Sono in viaggio – rispose calma senza smettere di stendere l’eye-liner – sto cercando il mio scopo. Cerco qualcosa da cui dipendere e che dipenda da me. Qualcosa da amare, da sognare, forse da realizzare. Qualcosa che mi renda completa, o che semplicemente mi faccia capire perché non lo sono adesso. Cerco qualcosa fuori che mi faccia capire come sono dentro. O forse no, non è nemmeno questo. Ma dubito che tu capisca: ciò che voglio, non può essere imprigionato su un foglio di carta. Non si nasconde nell’inchiostro di una penna e non fa rumore, come la matita che gratta sulla pagina. Direi piuttosto che appartiene al mondo delle idee, ammesso che esista, ed ha quindi una consistenza così eterea e sottile che una definizione può solo mutilare. Sei troppo concreto per capire.

 – Non è granchè come risposta – risposi piccato. – Non hai un piano, mi preoccupo per te. Viaggi ma non hai una meta. Rischi di perderti. Prendi in considerazione le varie possibilità, più avanti non torneranno più. Devi lavorare oggi per stare tranquilla domani. Non stai diventando più giovane o più ricca. Diventerai meno di quello che sei.

– Questo non può dirlo nessuno. Io sono in attesa. Aspetto. Alcune principesse, si dice, passavano la loro intera giovinezza a spazzolarsi i capelli, per essere pronte nel caso un principe le venisse a salvare. Io esco, vedo il mondo, mi diverto. E’ un viaggio in attesa.

Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, inerme. Quella logica brutalmente fideista non aveva modo di essere capita. Non aveva capo né coda, solo un centro. Un inespugnabile fortezza, sulla sommità della quale cantava allegra un’incosciente cicala.

– E tu? – mi disse sorridendo, rivolgendomi uno dei suoi rari sguardi scintillanti, reso più intenso del trucco pesante della festa – con tutto il daffare che ti dai, puoi essere sicuro di aver dato un po’ di senso alla tua vita?

La risata cristallina e fanciullesca che seguì, mi turbò. Forse, aveva ragione. Ma la mia razionalità, scacciava quel pensiero. Per stasera, non aveva più importanza. Niente aveva importanza stasera. Stasera, ciò che era importante, si chiamava festa.

 

La Bilancia dell’Amore

"[…]La bilancia dell’amore
Pesa troppo sul mio cuore
Caro tu mi vuoi troppo bene
Se mi fossi più lontano
Se m’amassi un po’ di meno
T’amerei con maggior passione[…]"
 
"La Bilancia dell’Amore" di Francoise Hardy
 
"[…]Io so bene
che i castelli di carta
con un soffio van giù
non ne hai colpa tu[…]"
 
"Il Pretesto" di Francoise Hardy
 
 
 
 
Francoise Hardy è sempre una sublime fonte di ispirazione.
La Bilancia dell’Amore è una delle mie canzoni preferite in assoluto.
Così graffiante, a volte anche crudelmente cinica.
Eppure dolce e romantica al contempo.
Proprio come il vero amore.
Dura e soave insieme, non manca mai di suscitarmi emozioni e pensieri controversi.
 
Oggi riflettevo su come tutti i rapporti siano inevitabilmente condizionati da un tentativo di bilanciamento.
Diciamo spesso che l’Amicizia e l’Amore annullano le differenze esistenti tra due persone, ma non è affatto vero. E’ semplicemente una delle altre illusioni e dei miti da sfatare.
I rapporti sono sempre sbilanciati. E’ normale. E’ ovvio.
Saremo sempre amati alla follia da chi non ci interessa minimamente e bruceremo di passione per chi non sa neanche della nostra esistenza.
Non è solo una questione di corrispondenza emotiva, di sentimenti contraccambiati (per quanto, se ci riflettete un secondo, vi accorgerete da voi quando sia molto più semplice elencare delusioni, rapporti finiti e storie mai iniziate rispetto alla misera consistenza delle relazioni effettivamente conclusesi con un Happy End) ma va più a fondo.
Parliamo delle persone con cui abbiamo un legame. Anche duraturo e solido. Gli amici, ad esempio.
Chi di voi non ha avuto, anche solo una volta, la sensazione di dare dare dare e ancora dare e, in cambio, non ricevere niente? Quanti di voi hanno i timpani usurati dall’ascolto dei problemi altrui senza aver mai provato l’ebrezza di un palato riarso per la lunga esposizione dele proprie piccole e grande disgrazie? Davvero potete dire di non essere frustrati da un’amicizia "univoca"?E’ molto frequente sentire la frase "l’amicizia è non chiedere niente in cambio". Ma è anche vero che sono infinite le persone infelici. Sono quelle che dedicano tempo e attenzioni per proteggere il fiore dell’amicizia che altri calpestano senza ritegno con la loro incuria. E che è destinato ad appassire, se non ci si applica con costanza e dedizione.
E ancora.
Il problema è altrettando grave quando è opposto, quando all’altro capo del filo amicale sta una persona inarrivabile. Quella che mettiamo su un piedistallo. Che, a volte, diventa persino il nostro modello. Che pensiamo sia una fonte inesauribile di perfezione, che non riusciremo mai a raggiungere, figuriamoci emulare. E’ orribile stimare una persona a tal punto da sviluppare un complesso di inferiorità. L’unica soluzione è tentare di colmare il vuoto riempiendo di attenzioni, ma senza soffocare, soppesando e vagliando le reazioni, le emozioni, i gusti e i disgusti, ambendo alla briciola di stima riflessa da parte dl nostro eroe. E’ il problema di chi ha poca stima. Poca, in termini di quantità. Impossibilitati ad averne a sufficienza per sè stessi, la donano completamente agli altri. Scambiando l’autostima per superbia e il rispetto con la sudditanza.
Ed, infine, i rapporti di coppia. Nei quali, infinte volte, l’ago della bilancia diventa un lago di lacrime.
Nei quali il tabellone segnapunti dell’Amore si offusca nei primi mesi per poi ricomparire magicamente nelle relazioni più stabili, rievocato ad ogni litigio come il diablico coniglio di un sadico prestigiatore.
Ripicche, ricatti, sofferenze accumulate e disattenzioni acuminate come lame di acciaio, trafiggono l’amor proprio e quello per il nostro partenr, distruggendo gli sforzi, gli idilli e molto spesso anche i ricordi di una storia apparentemente fantastica. Dietro i sorrisi più genuini compaiono le ombre del disprezzo e della disapprovazione, la gelosia si annida nei pomeriggi più oziosi e i magici momenti trascorsi senza tempo riacquistano dolorose sfaccettature.
L’inferno è un contatore. La matematica uccide il sentimento.
 
Come risolvere tutto questo?
Lo consiglia, ancora una volta, la saggia Francoise.
Diamoci e diamo la possibilità di mostrare le nostre emozioni. Esponiamoci e mettiamoci in gioco.
Non viviamo tutto come una gara.
Basta con le dimostrazioni d’amore, che diventano solo pirotecnici giochi circensi. Basta con i gesti eclatanti e le forzature, e le soprese.
Torniamo solo ai sentimenti puri e semplici.
Torniamo ad essere seplicemente noi.
Solo così, sparirà la Bilancia dell’Amore.
E, solo così, si stabilizzerà.

Caccia ai Trans al Prenestino

 

Avete visto?

Lo story board è quello di un documentario tipo.

Quindi prima la panoramica del territotio, la confidenza con i detentori del potere territoriale che si vedono minacciati dall’arrivo di nuovi “animali” e quindi decidono di compiere atti di rappresaglia spalleggiati dai tutori dell’ordine pubblico: i guardiani della giungla. Si rastrella il territorio e poi la cattura del Transessuale, nota specie di animale che popola le periferie romane.

La voce fuori campo commmenta (una giornalista si presuppone)  “Chi ha pagato qui un mutuo si sente in trappola” (Perchè ci sono i trans? E io che pago le tasse e pago lo stipendio a Berlusconi,Maroni,Bossi,Garfagna,Santanchè e compagnia come devo sentirmi…fottere direi!)

Continua la voce fuori campo “Gli abitanti del quartire e gli agenti di polizia cercano i Transessuali dappertutto: fra i cespugli…” e poi “Ecco il secondo transessuale catturato” e giù voci dei civilissimi abitanti del quartire prenestino che urlano al Transessuale “Frocio, Animale, Drogatoe etc.”

La ragazza catturata e portata via come una bestia urla piangendo “Non sono un animale!”

Non è un film di fantascienza, non è uno scherzo è un servizio del Civilissimo e Maschissimo TG1 andato in onda su RA1 la mamma Rai.

La cosa aberrante che insieme agli abitanti del quartire ci fossero vigili urbani e poliziotti…la cosa aberrante è che si è dtao spazio a dichiarazioni di gente che afferma: “Avete visto cos’è successo coi campo nomadi? Succede qui la setssa cosa,diamo fuoco a tutto!”.

Adesso dico io,si può vivere in un posto del genere? Probabilmente ne abbiamo il dovere. Dovere di restare e far qualcosa perchè tutto ciò non avvenga.

 

Non si può dire che siano molte le volte in cui questo blog si è schierato politicamente. Ciò è voluto. Tuttavia, le vicende riportate nel precedente filmato, apprese da me durante la visione dell’intervento di Sabina Guzzanti in occasione del "No Cav Day", meritano di essere note al più vasto numero di persone possibile. Questo blog e il suo autore si prodigano al fine di metterevi al più possibile al corrente dei fatti per garantirvi una più completa formazione della vostra opinione personale.

E per darvi la possibilità di indignarvi, quanto meno.

 
 
 
 
 

Dado Versus Jean Louis David

I più acuti tra voi osservatori avranno certamente notato che di recente la corposa chioma si è nettamente sfoltita. E non si tratta di alopecia come molti di voi hanno malignamente insinuato. Nè li ho venduti per permettere a mia madre di pagarsi il volo ed andare a trovare mio padre malato…(ma che dico?Questa è un’altra storia…).
Ebbene sì.
Ho deciso di darci un taglio.
Del resto, una delle più acute filosofe di mia conoscenza, non ha forse detto una volta "New hair, new life"?
Ho passato una giornataccia, e poi cambiare CdL esig quantomeno un nuovo look.
E’ per questo che varco la soglia di Jean Louis David di via Mazzini con un misto di speranza e disagio. Ma scaccio la cattiva sensazione: dopotutto, mi sto affidando a un team di esperti e non c’è motivo di preoccuparsi.
Accolto da un nugolo di donnine in tailleur (ma perchè ci si dovrebbe mettere il tailleur per lavorare dal parrucchiere?), vengo avvolto in una sorta di vestaglia bianca e scortato fino ai lavabi (sia mai che mi perda) dove attendo che un energico giovine si prenda cura dei miei spinaci con un bello shampoo. Nel frattempo mi viene proposta una rivista specializzata in motociclette (a me?Che a malapena distinguo una Harley da una Graziella, e solo con un suggeritore?), che divoro in un istante cercando di tracciarne il target editoriale per puro divertimento (per chi lo volesse sapere, ecco il frutto delle mie conclusioni).
Una esagitata ventenne con il frasario di una concorrente di Amici, tiene ad informarmi che sarà lei la mia parrucchiera. Ignorando il mio sguardo scettico e le mie richieste di consiglio, se ne va lasciandomi in balia del catalogo di Jean Louis David.
E qui scatta la riflessione personale.
Santo Iddio: se sono venuto qui e non mi sono fatto mozzare i capelli dal primo Rom che vedevo davanti all’Esselunga, un motivo ci sarà!Aiutami!Fai qualcosa!Sei strapagata, mio tesoruccio dai ricci capricciosi, vedi almeno di sfruttare i neuroni sopravvissuti all’ultima permanente per un’impresa che vada al di là del totoscommesse sull’ultimo flirt della Marini!Perchè mai mi presenti un catalogo pieno di modelli con tagli impettinabili?E’ il sadismo che ti porta a propormi architetture tricologiche che non saprò mai replicare una volta uscito da qui?Perchè non mi rispondi quando ti chiedo "senti, con tutta onestà, ti rendi conto che loro sono modelli e starebbero bene anche con un cespo di lattuga sulla testa"?
Decido tuttavia di sedare il mio senso critico e la blandisco sovrastimando le sue abilità di coiffeur. In soldoni, mi affido completamente lei, mentre prego un considerevole numero di divinità.
I fioretti che ho fatto durante il taglio, sortiscono un qualche effetto e posso dire di essere soddisfatto. Ovviamente il taglionon assomiglia minimamente a quello del modello sul catalogo (ma io nemmeno!) e credo che lo abbia remixato con vaghi ricordi della visione di questo film, ma ho visto di peggio.
Mi saluta come una vittima del gas esilarnte, mentre mi dirigo alla cassa.
 
Ed accade la tragedia.
Donnina in Tailleur: Sì, ecco, ora ti preparo la ricevuta…sono 25 euro
Dado (incassando il colpo): Ah, sì…bhe, veramente sono 20 euro perchè io ho la tessera Studenti…
Donnina in Tailleur (imbarazzata):Ehm, no…mi spiace…questo salone non è convenzionato con l’offerta degli studenti.
Dado (confuso ma per nulla disposto a mollare): Ma sì invece…sulla tessera c’è scritto IN TUTTI I SALONI JEAN LOUIS DAVID DEL MONDO…e noi siamo nel mondo…
Donnina in Tailleur (ferma nelle sue convinzioni e senza capire la battuta): Sì, ma in fondo alla tessera c’è scritto chealcuni saloni non sono convenzionati. E noi non siamo convenzionati.
Dado (mentre il sorriso sta scemando): Ah…bhe, ma non dovreste avere un cartello o comunque una segnalazione…
Donnina in Tailleur: No, perchè nella tessera è spcificato che alcuni saloni non aderiscono.
Dado(Maledicendosi e ricomponendosi con un contegno da vecchio lord inglese): Ma sì, non importa…non si preoccupi…ha detto 25?
 
Giusto per mettervi in guardia. Paccate questo salone. A tutt’oggi non sono molto convinto che si possa non aderire a una iniziativa senza specificarlo. E mi pare ancora più strano che lo si scopra solamente alla cassa.
So che questo racconto non sconvolgerà le donzelle, abituate a elargire alle parrucchiere somme di denaro equivalenti o superiori ad un week-end in un agriturismo toscano, ma vi assicuro che, per un uomo, spendere per una taglio quanto una camicia, è un affronto inconcepibile…
 
Qualcuno vuole raccontare di altre rapine dal barbiere o dalla parrucchiera?
Uniamoci 🙂

Numeri in vita mia

"Zero è un sole stanco, addormentato sopra questo mondo.
Uno è un nodo al collo, un passo indietro, quello che non so.
Due sono gli anelli per legare uno ad uno i fili,
cinque le mie dita per aprire porte chiuse ora o mai.
Conto fino a tre, prendo fiato e poi respiro a fondo.
Quattro cinque sei forse ti dirò quello che sento.
Bang bang, numeri, crash bang, esplodono e dividono mille paure.
Bang bang, numeri, slash bang, come se riprendessi a respirare.
Bang bang, credimi, bang bang, di colpo ogni momento sta per cominciare.
Bang bang, numeri, slash bang, come se non mancasse che una cosa.

[…]"
Numeri in vita mia
Delta V
 
 
 
 
 
 
 
Numero 170.
Numeri.
180 CFU. 3 anni previsti. 12 esami.
Altri numeri.
Mi chiedevo preoccupato come fosse possibile che nella vita di uno studente di Lettere, ricorressero in continuazione così tanti numeri. Lo trovavo un controsenso.
Un altro sberleffo dell’Universo, come a rimarcare ulteriormente che le nostre tenaci sicurezze (mi iscrivo a Lettere, ciao Numeri!) sono solo una polverosa nuvola di sciocchezze.
Numero 170.
Retaggio del Liceo o perversione?Le noto solo io queste cifre assillanti?
Aspettavo la piadina, l’ennesima di un’annata passata a rimpinzarsi di amido e salumi vari. E consumavo, in una perfetta quanto inusitata solitudine, l’ultimo personalissimo rito di passaggio. Così come era giusto che fosse. Del resto, riflettevo, non c’è un nuovo inizio senza una fine.
 
Tuttavia la mia naturale resistenza al cambiamento affiorava, galleggiando sorniona tra il mare dei pensieri, conscia di non potere essere evitata oltre.
 
Cambiare è importante. Quantomeno necessario.
 
Parlare con la Fra e con la Sara, un po’, mi aveva rassicurato: Stai facendo la scelta giusta, dicevano comprensive, del resto, se non ti trovi bene, perchè restare?
Già. Perchè restare?
Lingue non mi da più i brividi dell’inizio, ed è frustrante ammazzarsi per un anno su inutili aspetti della lingua che frutteranno solo 9 crediti.
9 crediti.
Ancora numeri.
E’ un vizio.
 
Vai, dicono, se è quello che ti piace davvero, cambia.
Eh, ma come si fa a sapere cosa ci piace davvero?
Non so nemmeno chi sono, figurarsi se so chi voglio essere.
 
Ma non è nemmeno questo.
Ci sono.
Sarà che in tre anni penso di aver costruito qualcosa. E che fatica.
E’ vero, non ho una media bassa, ma non sono i voti che mi fanno arrivare in università con il sorriso.
E’ una piccola, grande soddisfazione personale. Nostalgia?
Sembra impossibile, ma neanche io credevo potesse farmi felice passare la porta di vetro e vedere quel gruppo colorato e caciarone che accatasta zaini e cartelle per occupare posto ai tavoli. C’è sempre un posto per chi arriva ultimo. Se non c’è qualcuno si alza.
Arrivi e senti gli occhi su di te. Nessuno ti giudica, non è uno scan cattivo: stanno cercando un complimento da farti oppure stanno per eplodere i saluti festosi. Evidenziatori vengono scambiati, ma tu lo hai mai letto questo?, allora 10 orizzontale, mi leggi Pesci?, e…ti dicevo, che palle non dirmelo, aspetta ti è caduto questo…
Mi fa stare bene sapere di aver contribuito ad amalgamare e far conoscere persone così diverse, simpatiche e tutte speciali a modo loro.
In tre anni ho visto sorrisi sinceri e falsi. Emozioni vere, educazione simulata. Fughe dai soggetti meno ospitali e le smorfie più assurde durante le ore di lezione.
Ho sentito tormentoni, ho visto lotte contro i distributori automatici. Perle di filosofia e immense cazzate. Malizia e ingenua commozione.
Tante idee e rabbie ribollire. Assistito a confronti illuminati. Persino qualche lacrima. Moltissima solidarietà tra persone che, al di fuori, nemmeno si saluterebbero.
Ho visto tantissimo affetto e una spropositata quantità di abbracci. Gli abbracci non mancano mai la mattina e sono il modo con cui tutti dovrebbero cominciare la loro giornata. Chiunque te ne regalerà uno, basta avere il coraggio di fare il primo passo. Questo gruppo è così.
 
Non so sommare gli abbracci ricevuti in un anno.
Nemmeno quelli ricevuti in un giorno.
 
Visto?In fondo mi sbagliavo…non ci sono poi così tanti numeri nella mia vita.
Ma forse, è meglio così.
Il lato positivo di essere iscritto a Lettere è che non sei in grado di contare gli abbracci.
E non mi dispiace.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dedicato alla Fra
per avermi dato un bel po’ di consigli
e avermi stimolato a scrivere qualcosa sul blog 🙂

Romania00

Ma in effetti, all’inizio, non ero molto convinto neppure io.
Giammai mi sarei immaginato una cosa simile.
Tuttavia, per quella che molti non hanno esitato a definire, con linguaggio pacatamente e pragmaticamente oxfordiano, “una considerevole bottazza di culo”, ho vinto un viaggio con la Ryanair.
Eh già, io che sono sempre disattento a quello che accade sui giornali, per una serie di inspiegabili coincidenze mi sono ritrovato a sfogliare il Leggo ed a scoprire che coloro che si fossero presentati: in tal data (proprio la data di quel giorno!), a quell’ora (proprio l’ora in cui la prof mi aveva paccato il ricevimento!), in quel dato luogo (a pochissimi passi dall’uni!), potevano avere la possibilità di vincere uno dei 50 viaggi che Ryanair regalava a scopo promozionale.
Agguantate 3 simpatiche strafighe, non esito e mi faccio accompagnare nell’impresa. Lottando non poco (a quanto sembra, non ero stato l’unico a leggere il giornale quella mattina), riusciamo tutti e quattro ad agguantare l’ambita preda.
Ecco 4 voucher viaggio tutti per noi…
E l’accompagnatore non paga.
Speravo di poter usufruire di un volo da utilizzare a mio piacimento, e scegliere io lo stato da visitare, ma purtroppo tutte le tratte hanno un’unica destinazion: Arad, in Romania.
La meta non mi scoraggia affatto: probabilmente, è vero, avrei usufruito di un volo “libero” per visitare Parigi (che non ho mai visto), rivedere Barcellona, oppure partire alla scoperta di qualche capitale nordica. Ma il destino ha voluto così e di certo un motivo ci sarà. Ho la possibilità di aprire i miei orizzonti sull’Europa dell’Est, e visto la mia ignoranza su questa porzione geografica, la cosa non mi intristisce affazzo, ma anzi mi stimola. E’ un’opportunità da afferrare…”al volo”?;-)
Qualcuno ha laconicamente definito quello che io chiamo Destino come “operazione commerciale della Ryanair per promuovere la Romania in quanto Paese appena entrato nell’Unione Europea e ammortizzare così nell’economia locale ciò che si è investito sia peculiarmente nell’acquisto dell’aereporto sia in termini di fiducia nel rispetto dei guadagni futuri”.
Ma Destino è più corto da dire.
L’adrenalina della vincita che ancora scorre nelle vene delle mie compagne di avventura, dopo pochi giorni già scema, lasciando il posto a più pragmatiche questioni (soldi, razzismo, esami) che le fanno desistere dall’impresa di affrontare la scoperta est-europea.
Vorrà dire che conquisterò la Romania da solo.
Però…il voucher è per due; quindi perchè non fare una telefonata a Flavio?
Il Pota accetta prontamente e insieme elaboriamo un piano geniale, degno dei più crudeli avvoltoi: approfittare dell’indecisione delle vincitrici e compiere un indiscriminato sciacallaggio sui loro voucher, e riunire al fine la compagnia battente Bandiera a Rana per visitare Arad e dintorni in compagnia di Electra e Saniele.
Lo sciacallaggio si rivela facile facile: due moine e una richiesta gentile ovviano allo spreco.
Si rivela più problematico gestire un turbinio di Power Point, cartine rumene, siti in rumeno, ostelli fantasma, cambi-moneta impossibili, siti Ryanair dalle molteplici interpretazioni, carte di credito scadute e ritrovate, itinerai fatti e disfatti, permessi sul lavoro ottenuti/ritrattati/di nuovo ottenuti (con l’ausilio di un flirt spudorato, colleghe compiacenti e di una morbida torta al cioccolato)…che sembra ostacolare la missione.
MA ora tutto è pronto.
Il volo è confermato.
Le valigie sono fatte.
Gli ostelli riassettano le stanze e l’autonoleggio istruisce l’autista.
Le guide sonnecchiano sornione nei bagagli a mano e le macchine fotografiche sono pronte a scattare.
Romania,
Domani
Arrivo!

Ineluttabile

Compiere gesti ripetitivi e sciornare in continuazione frasi di una stucchevole quanto ipocrita cortesia, generalmente può indurti a traslarti in una dimensione alienante in cui è possibile riflettere e pensare senza essere necessariamente connessi al proprio corpo fisico. In poche parole, innesto il "pilota automatico" e parto per i miei trip.
 
Mi sono stranamente imbatutto in una generale riflessione sul lento e inesorabile deterioraramento delle cose e l’ingenuo tentativo che noi proviamo ad opporgli, in un perpetuo gioco che persino Sisifo avrebbe deriso per la sua stupidità.
Ogni giorno ci impegnamo e incaponiamo nel produrre ciò che non ci calmerà e nel mettere ordine là dove l’universo non vuole che il caos: i letti verranno fatti per essere disfatti la stessa sera, i vestiti stirati si stropicceranno di nuovo, così come il cibo che assaporiamo è ben lungi dal sfamarci e sorseggiare acqua non ci impedirà di avere ancora sete.
Lo stesso si potrebbe dire della ricerca della Felicità, ostinatamente scostante nella sua dimora (a volte si nasconde nel desiderio di possesso di un oggetto, altre nell’acquisizione di uno status sociale…) che ci costringe al perpetuo affannamento verso mete sempre più lontane perchè disparamente dislocate in quel limbo spazio-temporale non meglio precisato. Vogliamo il matrimonio, ma poi tornare single, desideriamo ardentemente la libertà dei diciotto anni per poi flagellarci per non aver sfruttato al meglio il tenue carico di responsabilità proprio degli adolescenti.
 
E allora, mi chiedo, che senso ha?
Perchè sbatterci tanto a domare un destino beffardo quanto ineluttabile…?
La Vita è un Gatto che si morde la Coda?